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Concorrenti sì, ma no al teatrino delle rivalità

Una cosa è sicura: la parola concorrenti non piace.

Mi capita spesso di aver conversazioni dove mi si chiede di non usare il termine concorrenti “perché è brutto”.
Io rispondo che quello è il termine corretto da usare se ci si sta riferendo a una persona che condivide con noi target e offerta. Oppure possiamo anche vederla così: il cliente ha due siti web aperti, due pagine di vendita e sta decidendo a chi affidare la propria comunicazione oppure ha due carrelli pieni e sta decidendo dove cliccare “concludi l’ordine”. Stesso target, stesso prodotto, non è una “parola brutta” perché è la parola corretta da usare.
Quello che fa da spartiacque è la scelta che il cliente farà. Me o te? Lo so che brutto messa giù in questo modo un po’ semplicistico, ma così è. Non ha molto senso romanzare la situazione, perché si rischia di sottovalutare moltissimo uno dei passi più importanti della propria strategia di comunicazione (l’analisi dei concorrenti). È necessario essere consapevoli che tutti abbiamo dei concorrenti. Detto questo, non è obbligatorio trasformare questa presenza in qualcosa di negativo o spaventoso. La presenza dei concorrenti è importante e ora provo a spiegare perché, sempre secondo me.

Partiamo da un presupposto.

Per dire che siamo bravi dobbiamo mettere in evidenza le nostre capacità, non dire che gli altri sono “meno bravi di noi”. Quindi ci sta riconoscere i propri concorrenti, ma non ci sta mettere su il teatrino della rivalità, studiando minuziosamente le loro mosse; nella peggiore delle ipotesi succede che alla domanda “tu chi sei e cosa fai” ci si incarterà perché eravamo troppo impegnati a studiare un calendario editoriale che non era il nostro. Prima di arrivare a fare analisi approfondite sul mondo dei concorrenti, sarà meglio sapere chi siamo noi, cosa facciamo, cosa ci piace, perché facciamo proprio questo lavoro, cosa ci fa arrabbiare, cosa o chi ci ispira e perché ci ritroviamo a usare sempre a ripetizione determite parole.
Il tono di voce che state usando è vostro, personale e autentico? Oppure è generato da un’esposizione esagerata a contenuti altrui, un rumore costante in sottofondo che vi sta influenzando e neppure lo sapete.

Se smontiamo il teatrino della rivalità, capiremo che i concorrenti rappresentano un enorme opportunità di crescita, personale e professionale, d’altronde people help the people e questo non va dimenticato. Con le persone che fanno il nostro stesso lavoro si possono generare splendide occasioni per collaborare con entusiasmo e sorpresa infinita, perché è risaputo, non possiamo arrivare ovunque e non possiamo fare bene tutto e sempre.

Se avete fatto l’analisi dei concorrenti, prendetela e provate a chiedervi come sarebbe iniziare a collaborare con uno di loro. Che sentimento provate? Paura? Timore? Sgomento? Oppure curiosità, interesse e trasporto?

Concludo dicendo che cambiare punti di vista, ogni tanto, può portare con sé grande sorprese e restituirci una visione che magari non avevamo considerato, quindi perché non provarci?

Come sempre, questo articolo è disponibile anche in versione audio: